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PIMAR alla Biennale di Architettura di Venezia 2021

Giardino delle Vergini
Un’esplorazione della Resilienza dello Spazio Pubblico

Curatore della sezione: Dario Pedrabissi

CRISPR-Locus di Pongratz Perbellini Architects Maria R. Perbellini Christian R. Pongratz with Dustin White Dario Pedrabiss e la collaborazione di Pimar: Riunendo pietra e natura in una narrazione vivace e dinamica per inscrivere uno spazio pubblico aperto, l'installazione "CRISPR" trasforma le risonanze spaziali in un palcoscenico di incontri sociali, un punto di osservazione emozionale della bellezza e della potenza dell'acqua, ancora nascosta dai muri e dal vasto complesso di edifici. È un'immersione sensoriale nel preadattamento come riflessione sullo scorrere del tempo e sull'unicità di un luogo ispiratore che ha attraversato una storia di trasformazioni: l'Arsenale, uno dei punti di riferimento di Venezia. I tratti di "CRISPR" sono rivelati dalle sue regole e principi a volte latenti che, se scritti in forma computazionale, ingenerano geometrie non lineari, funzioni e relazioni intercambiabili e non adattabili.

Lo spazio pubblico come centro della vita comunitaria

Il Giardino delle Vergini è stato pensato come una vera e propria sezione del Padiglione Italia della XVII Mostra Internazionale di Architettura. Il tema delle Comunità Resilienti viene qui trattato focalizzandosi sullo spazio pubblico con una esplorazione della resilienza urbana nella città contemporanea.
Fin dalla città antica, lo spazio pubblico ha sempre avuto un ruolo centrale nello svolgimento delle attività collettive. L’agorà greco, il foro romano, la piazza comunale, i mercati e le strade di tutte le civiltà del mondo sono mirabili esempi di spazi pubblici atti a promuovere l’interazione sociale, economica e politica tra gli abitanti. Con l’avvento della modernità e la grande influenza che la Ville Radieuse di Le Corbusier ha avuto sulle teorie urbane del ventesimo secolo, la strada, lo spazio pubblico per eccellenza, si è deteriorata smaterializzandosi in generici spazi verdi semi-urbani. Ciò ha prodotto problematiche relative alla sicurezza, alla scarsa aggregazione sociale tra gli abitanti, all’inquinamento ambientale ed acustico.
Come conseguenza di questo fenomeno, nella seconda metà del secolo scorso, vari sociologi, architetti, urbanisti e attivisti hanno iniziato a preoccuparsi dei sintomi negativi risultanti da una interpretazione ortodossa delle teorie della pianificazione moderna. Per citare solo alcuni dei più importanti studiosi, vediamo come Hannah Arendt ha promosso lo spazio pubblico come arena politica ed elemento fondante della libertà democratica. David Harvey si preoccupa di valorizzare le differenze tra i cittadini e di ricercare un ordine sociale fondato sulla giustizia. Jane Jacobs difese appassionatamente una giustapposizione disordinata di tutto ciò che assicurava la vivacità della città, come l’industria, il tempo libero e le diverse estrazioni etniche della popolazione. Jan Gehl si è focalizzato sulla qualità dello spazio tra gli edifici per cercare di carpire come questo possa contribuire alla dinamicità delle interazioni sociali.
Negli ultimi anni abbiamo inoltre assistito ad un fenomeno tipico della città globale, la privatizzazione dello spazio pubblico. Le aziende multinazionali che costruiscono nei centri finanziari delle grandi città, predispongono sì lo spazio circostante ai loro edifici come spazio pubblico, ma questo è tuttavia uno spazio privato che all’occorrenza può essere interdetto alla cittadinanza.
Dall’arrivo della pandemia del Covid-19, il nostro rapporto con lo spazio fisico della città si è ulteriormente trasformato. Ci sono state imposte delle restrizioni per cui la strada e il nostro quartiere sono diventati il mondo ristretto entro cui possiamo muoverci. Non vivendo più lo spazio pubblico con la stessa libertà di un tempo, ne abbiamo riscoperto la sua fondamentale importanza per la vita della collettività. Ci siamo accorti di quanto i negozi, i bar, i ristoranti e tutte le attività lavorative siano fondamentali per la vivacità della città e per intrattenere relazioni sociali che ci permettano di sentirci parte attiva di una comunità.

Le installazioni nel Giardino delle Vergini

Questa sezione vuole quindi celebrare il ruolo centrale che lo spazio pubblico svolge nella città contemporanea contribuendo alla qualità delle nostre esperienze spaziali e relazionali. Questa esplorazione e stata affidata ad architetti di formazioni molto diverse tra loro per avere una maggiore variabilità di prospettive.
Le tematiche trattate aspirano difatti a presentare alcuni dei molteplici argomenti che lo spazio pubblico offre. Con l’installazione Porzione d’Infinito, Giuseppe Fallacara presenta una riflessione sulla duplice questione riguardante: il cambiamento climatico del pianeta, e la conseguente e necessaria valutazione sulla natura, produzione e qualità materico-culturale degli artefatti architettonici che valorizzano la qualità dello spazio pubblico. L’installazione di Maria Rita Perbellini, Christian Pongratz, Dustin L. White e Dario Pedrabissi propone una seduta pubblica realizzata con pietre e marmi modellati utilizzando un linguaggio computazionale, offrendo l'esperienza di un nuovo ambiente materiale, un'atmosfera scenografica, un locus mirato che integra la pietra naturale in una sequenza di inserimenti in un paesaggio di esperienza sensoriale mutante. Zaha Hadid Architects propone con Pierandrea Angius l’installazione Ecologie Urbane Altamente Performanti, presentando un progetto di un nuovo grande insediamento urbano per comunità più connesse, più verdi e in generale più sostenibili. Gianni Pettena propone con l’installazione Archipensiero una metafora che intende ribadire la convinzione di come non esistano ormai confini, nel rapportarsi alle tematiche relative allo spazio fisico, tra la sensibilità dell'architetto e quella dell'odierno artista ambientale. L’installazione di Orizzontale ben rappresenta il loro modus operandi che tende a coinvolgere la comunità nell’elaborazione dei progetti di spazio pubblico. Infine, David Turnbull lavora con l’acqua, bene pubblico per eccellenza, proponendo un modello capillare di raccolta dell’acqua piovana per le comunità fragili.
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